Puoi allattare anche mio figlio?

di Barbara Caiulo

I primi giorni del mese di ottobre si celebra la settimana mondiale dedicata all’allattamento al seno.

In qualità di ostetrica mi sento molto toccata nel dare voce ad un momento così importante della vita della donna e del bambino, ma sono sempre più convinta che la questione oltre ad essere legata ai benefici nutrizionali dell’allattamento al seno sia ancor di più una questione di responsabilità civica.

Durante la SAM son stati tanti gli eventi ed il nostro obiettivo è stato quello di dare voce e spazio alle donne, alle nonne e a i papà che vivono o hanno vissuto l’esperienza in prima persona.

Le sensazioni che sono emerse durante i cerchi di incontro sono state di frustrazione e angoscia, le donne si sentono ostacolate, inadeguate e sole

Allattare al seno è un diritto di ogni donna e per questo dovrebbe essere sostenuto e promosso affinché, la donna che decide di farlo, possa sentirsi adeguatamente sostenuta.

Ma purtroppo così, non è!

La società corre, l’allattamento è lento.

La società ci vuole organizzate, l’allattamento è imprevedibile

La società richiede maggiore controllo su noi stesse, l’allattamento è scoperta ed evoluzione perciò non può essere privo di originalità

Sulla base di questo è difficile che una donna al giorno di oggi, possa contare sul supporto nell’esplicare un proprio diritto.

Ma non tutto è perduto!

Durante gli incontri, le donne a gran voce hanno rievocato il loro diritto di voler decidere ed essere sostenute nelle proprie scelte, e hanno dato la dimostrazione che tutto può accadere.

Una delle donne presenti ha raccontato di allattare il suo piccolo Giacomo di nove mesi, ha raccontato di essere serena e di aver ricevuto il gusto supporto nella sua scelta.

Ha raccontato che la sua vita ha subito dei cambiamenti e che quando è impegnata col lavoro e deve lasciare il suo piccolo, preferisce lasciarlo a sua cugina e a suo figlio di qualche mese.

La sua scelta è legata alla consapevolezza del fatto che i bambini non si attaccano al seno solo perché hanno fame, ma perché hanno bisogno di relazionarsi.

Giacomo quando è con la cugina di sua mamma è allattato al seno come se stesse con lei.

La relazione che viene insegnata a Giacomo in quel momento è trasversale, non verticale.

La capacità che avrà Giacomo di relazionarsi al mondo sarà circolare non una linea retta come la società e la nostra cultura vuole imprimerci.

Giacomo se si sentirà di sentirsi uomo, in futuro, avrà la consapevolezza ed una visione diversa nei confronti dell’individuo rispetto ad un suo coetaneo che ha pianto o è rimasto frustato nel vedere il piccolo della cugina di sua mamma al seno e lui no.

Il messaggio che le donne della vita di Giacomo gli stanno regalando è che i suoi bisogni saranno rispettati e lui farà lo stesso con gli altri.

Perché la condivisione di un bene primario è un senso civico?

La condivisione ci insegna il rispetto, ci insegna ad adeguarci e anche fino a che punto possiamo spingerci.

Soddisfare un bisogno primario, grazie al nutrimento e alla relazione, ci rende stabili emotivamente, aiuta l’individuo a comprendere più velocemente di cosa ha bisogno nella sua vita.

Grazie al bisogno primario soddisfatto il corpo ha una risposta e viceversa l’individuo rispetta il suo corpo assecondando il bisogno.

La relazione trasversale che viene recepita rende fluida la comunicazione tra gli individui, attiva l’ascolto attivo, la comprensione e la compassione verso sé stessi.

Ti sembra poco?

La tribù

Nel neolitico i nostri antenati hanno dato vita alle prime tribù, si sono stanziati nei pressi di zone paesaggistiche idonee alle loro esigenze ed hanno iniziato a stabile dei ruoli e a costruire relazioni.

Lo scopo era la sopravvivenza di tutti, la collettività era un’entità.

Non esisteva l’io bensì si collaborava affinché tutti potessero avere gli stessi diritti e lo stesso supporto.

Ad oggi, la società pare essere più interconnessa, ma distante da quello che l’obiettivo primario: la consapevolezza di sé.

Giacomo grazie alla condivisione ha un’opportunità, quella di avere le basi su cui costruire il suo futuro.

Le donne che si occupano di lui sono esempio di saggezza che, come nelle tribù di un tempo, saranno una guida per le nuove generazioni.

Lo scopo dei cerchi di donne è quello di raccontare, tramandare e sostenersi a vicenda.

Non facciamo in modo che, chi non vuole partecipare al bisogno del prossimo, porti aridità nei nostri cuori

Accogliamo, condividiamo e lottiamo per i nostri diritti!